Il volto e l’allegoria. Lorenzo Bartolini a Milano

Intervista a Carlo Sisi, curatore della mostra “Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini”, fino al 16 febbraio 2025 alla Fondazione Luigi Rovati.

Attorno a cosa nasce l’idea della mostra Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini?L’idea della mostra nasce dalla coincidenza dell’apparizione sul mercato, di due opere piuttosto eccezionali di Lorenzo Bartolini, ossia il piccolo monumento con la Carità Educatrice e il Ritratto di Carlotta Barbolani di Montauto, e dalla possibilità offerta dalla Fondazione Rovati di esporle intorno a un tema. La linea guida che ho selezionato dalla bibliografia, dalle caratteristiche, e dagli interessi di Lorenzo Bartolini, si lega perfettamente alle due opere: il volto e l’allegoria.


Al pari di quelle canoviane, le sculture di Bartolini possono assumere ancora oggi un valore di universalità?
Assolutamente! È chiaro che Bartolini è uno dei massimi protagonisti della scultura dell’Ottocento. Con Canova ha un rapporto di successione, si può dire. Bartolini con il suo insegnamento, ma soprattutto con l’avere aderito da teorico al movimento del Purismo, che è successivo alla cultura neoclassica di cui Canova era protagonista, si iscrive nel panorama più significativo e più prestigioso della cultura dell’Ottocento. Se si deve parlare di scultura romantica non si può prescindere dalla sua grande personalità. Quindi l’universalità di Bartolini è ormai riconosciuta nel mondo degli studi, ma anche nei percorsi museali, perché a Firenze, accanto al David, c’è la grande gipsoteca di Lorenzo Bartolini che raccoglie tutte le opere rimaste nel suo atelier. Poi a Milano uno dei punti di forza nel percorso del Poldi Pezzoli è proprio la Fiducia in Dio che lui ha scolpito per Rosina Poldi.

“Bartolini con il suo insegnamento, ma soprattutto con l’avere aderito da teorico al movimento del Purismo, che è successivo alla cultura neoclassica di cui Canova era protagonista, si iscrive nel panorama più significativo e più prestigioso della cultura dell’Ottocento. Se si deve parlare di scultura romantica non si può prescindere dalla sua grande personalità”.

Quali criteri avete adottato nella selezione delle opere esposte?
L’obiettivo era quello di aggregare intorno alle due opere che dicevo, sia il busto della Montauto che la Carità Educatrice, dei temi affini. Riguardo al busto la selezione è stata fatta in un circuito di ritratti molto prestigiosi che provengono appunto dalle Gallerie degli Uffizi, ma anche dal Palazzo Pretorio di Prato e da alcune collezioni private. Questi servono a dimostrare come Bartolini avesse nei confronti della sua clientela internazionale un riguardo rivolto non soltanto al sembiante, al profilo e al volto, ma anche ai caratteri, ciò pertiene proprio alla sensibilità romantica. Invece per la Carità Educatrice si è cercato di ritrovare tutti gli studi preparatori, cioè i gessi e i calchi della grande scultura commissionata dal Granduca di Toscana a Bartolini e tradotta per il suo grande successo anche in piccole dimensioni. L’opera che si espone ne è un esempio tra i più raffinati. Quindi la selezione è stata fatta in stretta relazione con i temi e lo stile delle due sculture ritrovate.

Nella mostra sono le donne che rappresentano la Firenze di Bartolini e, soprattutto, la fortuna fiorentina di Bartolini. Si può dire che sia una mostra al femminile?
Non solo. È una mostra femminile perché il tema è legato al ritratto della Montauto e quindi la scelta è stata quella di creare una specie di salotto intorno alla figura della prestigiosa committente, poi la Carità Educatrice è sì una figura femminile ma è anche un’immagine simbolica. La presenza della statua di Amore è importante perché, come del resto la copia della Madonna del Granduca di Raffaello, dimostra come Bartolini, da ottimo teorico del purismo, invece di studiare i modelli antichi come faceva Canova, studia i modelli del Quattrocento arrivando fino a Raffaello giovane. Quindi la scultura di Amore sottolinea l’interesse per la scultura del XV secolo da Donatello a Desidero da Settignano. L’atelier di Bartolini, oltre a esibire il gusto fiorentino e l’indirizzo che a Firenze veniva perseguito, è in realtà – e lo manifesta la presenza in mostra di un disegno che raffigura lo studio di San Frediano – un crocevia internazionale di personaggi che andavano a farsi ritrarre. Naturalmente erano le signore, che tenevano particolarmente alla loro effige, ma poi chi va a Firenze alle Gallerie dell’Accademia trova anche degli splendidi busti maschili, a cominciare dal Ritratto di Liszt. Poi ha ritratto figure importanti della politica e dell’intellettualità. Ribadisco, lui è stato legatissimo ai principi Demidoff, quindi un panorama assolutamente internazionale.

“È una mostra femminile perché il tema è legato al ritratto della Montauto e quindi la scelta è stata quella di creare una specie di salotto intorno alla figura della prestigiosa committente, poi la Carità Educatrice è sì una figura femminile ma è anche un’immagine simbolica”.

Data la natura ‘domestica’ dei pezzi scelti, gli spazi della Fondazione Rovati possono offrire un punto di vista inedito sulle opere?
La Fondazione Rovati ha, come tutti sanno, un indirizzo specifico relegato alla cultura etrusca e molto selezionata su quel tema, però al piano nobile l’interesse per l’arte contemporanea è evidente nelle stanze dedicate a Giulio Paolini, a Luigi Ontani. Altri spazi espositivi attigui consentono delle mostre dossier, ossia dei temi che possono essere in relazione con la tematica etrusca, ma può anche essere una traiettoria che dall’antico al contemporaneo si ferma ad una stazione, fino ad ora inedita alla Fondazione Rovati, che è quella dell’Ottocento. È un po’ il tema di garantire la continuità della storia e creare delle occasioni legate a queste mostre dossier che mettano in evidenza specifici argomenti, in questo caso quello di Lorenzo Bartolini, che ha una naturale traiettoria anche verso un’altra istituzione milanese, che è il Poldi Pezzoli con la Fiducia in Dio e con la grande scultura dell’Astianatte.

INFORMAZIONI
Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini
25 settembre 2024 – 16 febbraio 2025
Fondazione Luigi Rovati
Corso Venezia 52, Milano
 
Intervista di Antonio Pepe