Martina Bordone e la valorizzazione del Fondo Matthiae
Abbiamo intevistato Martina Bordone sull’archivio fotografico di Guglielmo Matthiae. Il fondo acquisito da Federico Zeri per dono di Simonpietro Salini, è al centro del progetto di ricerca promosso e finanziato dagli Amici di Federico Zeri.
Come è avvenuto il trasferimento dell’archivio fotografico di Guglielmo Matthiae nella fototeca di Federico Zeri?
Può spiegarci il ruolo di Simonpietro Salini in questa intermediazione?
L’archivio fotografico di Guglielmo Matthiae è stato acquisito da Federico Zeri stesso, intorno al 1996, per dono del collezionista Simonpietro Salini. Quest’ultimo aveva a sua volta acquistato l’archivio tempo prima, presso una libreria antiquaria romana cui, alla morte di Matthiae nel 1977, erano stati destinati i materiali dello studioso.
Come è stato gestito il materiale fotografico di Matthiae una volta entrato nella fototeca di Zeri?
Trattandosi di un fondo entrato nella fototeca di Zeri quando quest’ultimo era ancora in vita, attualmente i materiali Matthiae non costituiscono dunque un archivio conchiuso, ma fanno invece a tutti gli effetti parte del nucleo originario della raccolta, quello personale. Le singole fotografie e i documenti dello studioso, come avveniva di consueto, sono stati smembrati e smistati da Zeri in persona all’interno delle sezioni con cui egli aveva organizzato la propria fototeca.
Quali sono state le principali sfide nel rintracciare i materiali di Matthiae all’interno della Fototeca Zeri?
In che modo la mescolanza dei fondi ha influenzato le ricerche sui materiali bizantini?
Ricostituire il nucleo è stata un’operazione del tutto indiziaria e “manuale”, proprio perché l’archivio Matthiae ha perso la sua coerenza interna e i materiali risultano riorganizzati completamente secondo i criteri di Federico Zeri.
È stato lo sfogliare busta per busta delle varie serie che compongono la raccolta personale di Zeri a permettere di individuare le fotografie di provenienza Matthiae. Un’operazione possibile grazie a diversi fattori: anzitutto la grafia (di Matthiae stesso e della moglie) nelle annotazioni sui retri delle singole foto; poi, il confronto costante con le pubblicazioni dello studioso, spesso reso evidente da peculiari segni editoriali nei versi dei singoli positivi; in ultimo, l’analisi di specifici tipi di degrado delle stampe, probabilmente dovuti alle vicissitudini collezionistiche del fondo.
Si è dunque capito come l’archivio di Matthiae, in origine, non fosse in alcun modo organizzato come oggi lo è nel fondo Zeri – ovvero in modo strettamente tassonomico, per stile, scuola, topografia, cronologia – ma piuttosto per annate di studio e per pubblicazioni. Le fotografie di arte bizantina – oggi in una sezione a parte, in coda all’Archeologia – erano quindi del tutto frammiste ai materiali che documentano opere occidentali, ben rispecchiando il pensiero critico di Matthiae che leggeva in estrema continuità i due mondi.
Quali strategie di valorizzazione del fondo fotografico di Guglielmo Matthiae sono state proposte?
Può descrivere come conferenze, pubblicazioni e percorsi digitali possono contribuire a rendere onore ai materiali di Matthiae e allo stesso tempo infondere nuova linfa alle ricerche storiche?
Per tutte le ragioni che abbiamo sin qui esplorato, il lavoro di ricostituzione dell’entità e della fisionomia del nucleo Matthiae può quindi essere soltanto virtuale: un lavoro di cui stiamo rendendo conto a livello di catalogo della Fototeca, indicando nella Scheda Foto delle stampe Matthiae l’originaria provenienza dal suo archivio, alla voce “localizzazione precedente”. Attualmente sono repertoriate almeno 2700 foto, ma il nucleo originario ne contava circa 5000, ora rintracciate – e che andremo via via aggiornando.
Una piccola selezione di fotografie dello studioso è stata viatico per la costruzione di un percorso digitale volto a esplorare l’evoluzione dell’iconografia della Trasfigurazione di Cristo tra Oriente e Occidente: la pagina web, corredata di mappe interattive è oggi visitabile a partire dal link pubblicato nella nuova homepage del sito della Fondazione Zeri.
I primi risultati della ricerca sul fondo sono stati poi presentati al IX congresso nazionale dell’Associazione Italiana Studi Bizantini (Palermo, 19-22 giugno 2024), dove, insieme ad Antonino Tranchina, abbiamo discusso di come si specchino nelle fotografie della sua raccolta gli interessi di Matthiae per la genesi dei linguaggi figurativi dell’Impero Romano d’Oriente, come pure per la trasmissione in Occidente di modi e tendenze della pittura d’età paleologa. Proprio a partire da quest’ultimo indirizzo storiografico, abbiamo curato in Fondazione Zeri un seminario di formazione specialistica dedicato all’avvio delle ‘scuole’ pittoriche nell’Italia del Duecento (15-17 maggio 2024), riservando, nell’ultimo pomeriggio di lavori, una sessione a “Le foto di Guglielmo Matthiae nella Fototeca Zeri: uno sguardo ‘romano’ sull’arte bizantina”.
Ci sono progetti futuri in corso per continuare lo studio e la valorizzazione del fondo fotografico di Matthiae?
L’intenzione, augurandoci di poter reperire i fondi necessari, è quella di lavorare al più presto agli atti del seminario, includendo nella rosa di contributi anche saggi dedicati a recenti scoperte circa il fondo e l’opera di Matthiae. Nel frattempo, l’interezza delle ‘fotografie bizantine’ del nucleo sono in corso di catalogazione. Tali materiali erano già stati inseriti tra l’ottobre 2017 e l’aprile 2019 all’interno del portale di Europeana nel merito del progetto “BYZART”, a cura della Prof.ssa Isabella Baldini. Abbiamo però deciso di ri-schedare anche all’interno del catalogo della Fondazione molti di questi: anzitutto per integrare i dati catalografici della Scheda Opera (da aggiornare e approfondire), ma anche per rendere la dovuta attenzione all’oggetto fotografico. In questo modo sarà ulteriormente intelligibile, almeno a livello di Scheda Foto, la fisionomia appunto del fondo Matthiae: le sue intersezioni e differenze con la raccolta ‘bizantina’ di Munoz, anch’essa confluita nella fototeca di Zeri; la varietà morfologica dei materiali e le operazioni di lavorio editoriale ad opera di Matthiae; infine, la rete dei suoi contatti diretti con fotografi e realtà sul territorio elladico – rete che stiamo cercando di ricucire al meglio proprio in questa fase della ricerca.