Le conclusioni di Marco Fossati sul mercato antiquario in Italia tra Otto e Novecento
Abbiamo intevistato Marco Fossati sul progetto di ricerca promosso e finanziato dagli Amici di Federico Zeri, i cui risultati sono stati presentati durante la Biennale dell’Antiquariato di Firenze appena conclusa.
Federico Zeri ha mantenuto per tutto il corso della sua carriera uno stretto legame con vari protagonisti del mercato dell’arte, tra cui antiquari, gallerie e case d’asta, fornendo loro la propria consulenza e expertise. Questi contatti sono testimoniati da nuclei di fotografie, presenti nella sua fototeca, realizzate per scopi commerciali o provenienti da archivi di soggetti attivi in questo settore a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, come la Galleria Sangiorgi, Bellesi, Sestieri o Lazzaroni. L’Associazione Amici di Federico Zeri ha promosso un’indagine capillare sul mondo del mercato dell’arte in Italia a cavallo tra XIX e XX secolo che è stata affidata a Marco Fossati, giovane studioso che ha conseguito il titolo di laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Genova nel 2021.
Quali sono stati gli obiettivi principali di questo progetto di ricerca?
Il progetto di ricerca ha avuto come obiettivo principale la raccolta di notizie e informazioni riguardo gli antiquari attivi in Italia tra il 1870 e il 1950 più ricorrenti nella fototeca di Federico Zeri, partendo da una lista di nominativi che mi era stata fornita all’inizio dell’attività.
Può descrivere le metodologie utilizzate per raccogliere informazioni sugli antiquari italiani attivi tra il 1870 e il 1950?
Per raccogliere le informazioni necessarie è stata alternata alla più classica ricerca bibliografica una corposa indagine sul campo attraverso interviste ad antiquari, galleristi e studiosi.
La ricerca bibliografica, invece, ha avuto come punto di partenza i testi di Augusto Jandolo, Memorie di un antiquario, di Luigi Bellini, Nel mondo degli antiquari, e di Ludwig Pollack, Römische memoiren. Queste raccolte di memorie hanno rappresentato uno strumento fondamentale per restituire l’immagine di un’epoca.
La ricerca sulle fonti ha inoltre riguardato un primo spoglio di periodici e riviste specializzate nel settore del mercato dell’arte e la consultazione della preziosa collezione di cataloghi d’asta raccolti da Federico Zeri nel corso della sua vita. Questi ultimi, collegati alle schede delle opere nel database della fototeca stessa, hanno consentito di accrescere il lavoro di importanti dati circa le opere commerciate.
Quali sono stati i contributi più significativi ottenuti dalle interviste con i membri dell’Associazione Antiquari d’Italia?
Il contributo dei membri dell’Associazione Antiquari d’Italia è stato fondamentale. Sono stati in molti a condividere generosamente ricordi, racconti, memorie di famiglia. Questa attività sul campo è stata condotta soprattutto a Firenze, Roma e Genova. Il confronto diretto ha permesso di ricostruire la storia commerciale di molti antiquari di cui ancora si avevano pochissime notizie.
Può parlarci delle collaborazioni instaurate durante la ricerca, come quella con Paolo Viancini e la famiglia Sestieri?
Il dialogo aperto con i protagonisti del settore ha consentito di fare luce sui rapporti che questi instaurarono con Zeri in qualità di consulente, come nel caso di Giovanni Salocchi, con il quale lo studioso iniziò un sodalizio fin dai primi anni Quaranta. Grazie al confronto con Paolo Viancini è ora chiara la provenienza delle oltre trecento fotografie della collezione di suo padre Ettore. Si tratta dei doppioni presenti nell’archivio fotografico famigliare, donato poi alla Fondazione Cini, che Paolo consegnò a Zeri nel 1997.
La collaborazione instaurata durante la ricerca con i privati ha portato anche a nuove donazioni. Dopo alcuni incontri, la famiglia Sestieri ha infatti deciso di donare alla Fondazione Zeri l’archivio fotografico della galleria un tempo collocata in Piazza di Spagna, donazione che andrà ad arricchire il patrimonio dell’istituzione.
In che modo lo spoglio di periodici come “L’Antiquario” ha arricchito la comprensione dell’attività dei mercanti d’arte italiani?
“L’Antiquario” è un periodico che si è rivelato fondamentale ai fini della ricerca. Si tratta di una rivista indipendente fondata da Demetrio Tolosani e pubblicata a Firenze tra il 1908 e il 1932. Nata per far fronte ai cambiamenti legislativi in merito alla tutela e all’ esportazione delle opere d’arte, la rivista aveva lo scopo di “dar vita a un organo indipendente che servisse come anello di congiunzione tra le sparse fila dei negozianti”. Lo spoglio ha permesso di registrare informazioni riguardo le sedi e gli anni di attività di moltissimi antiquari, di ritrovare articoli sulle vendite all’asta di collezionisti e mercanti, di recuperare fotografie degli interni delle gallerie. Tutto questo materiale permette di capire meglio l’andamento del mercato dell’epoca, così come l’evoluzione del gusto nel corso del tempo.
Quali sono le prospettive future per la valorizzazione dei materiali raccolti e per ulteriori ricerche nel campo del mercato dell’arte italiana tra Otto e Novecento?
La raccolta dei dati ha permesso di registrare notizie su oltre centocinquanta mercanti italiani attivi nell’arco cronologico preso in esame. Si tratta di informazioni importanti, spesso inedite, che sono state messe subito a disposizione dei catalogatori della Fondazione Zeri e che consentiranno loro di raffinare, aggiornare e migliorare le schede del database, inserendo riferimenti più puntuali rispetto alle provenance e alla storia collezionistica delle opere e delle fotografie censite.
Per sessanta delle entità indagate – le più significative e comunque quelle maggiormente collegate all’esperienza e all’archivio di Zeri – si è proceduto a una sistematizzazione dei dati (in particolare riferiti a: nomi e legami tra titolari, denominazione delle gallerie, indirizzi, rete di collaboratori, vendite importanti) e alla redazione di schede biografiche discorsive. Tali schede, corredate da immagini, bibliografia selezionata e georeferenziazione delle sedi aperte nel corso del tempo, saranno pubblicate in una sezione apposita del sito della Fondazione Zeri che permetterà agli utenti di visionare le informazioni, ‘navigare’ i dati e avere una visione complessiva dell’attività dei commercianti d’arte, anche grazie a una serie di rimandi al catalogo fotografico e a quello dei cataloghi d’asta.
Si tratta di una ricerca che la Fondazione continuerà a sostenere coinvolgendo in futuro altri giovani studiosi, per aumentare il numero di entità antiquariali censite, arricchire i dati di nuovi rimandi e relazioni ed esporli in maniera sempre più funzionale alla conoscenza e all’approfondimento delle dinamiche del mercato dell’arte.