Un intellettuale
non convenzionale
Formidabile connoisseur, affilato divulgatore e intellettuale controcorrente, Federico Zeri (1921-1998) è stato uno degli storici dell’arte meno convenzionali di tutto il Novecento. Convinto che «per essere buoni storici dell’arte» sia «necessario essere buoni conoscitori», Zeri fu sempre guidato dalla certezza che i testi figurativi siano «una sola delle innumerevoli facce di cui è composta la Storia con la maiuscola».
Arrestato per simpatie antifasciste nel 1944, un anno dopo Zeri si laurea a Roma discutendo con Pietro Toesca una tesi su Jacopino del Conte (la riscoperta del manierismo romano sfocerà poi nel fortunatissimo Pittura e Controriforma. L’arte senza tempo di Scipione da Gaeta, Torino, Einaudi, 1957). A pochi mesi dalla fine della guerra si colloca l’incontro decisivo con Roberto Longhi, grazie al cui magistero il giovane studioso sviluppò appieno la sua predisposizione per il metodo dell’attribuzione. Le «valigie piene di fotografie» rovesciate sulla scrivania del maestro segnarono l’alba di quell’inesauribile passione per la filologia dei testi pittorici che dominò il resto della sua vita: ne sono massima testimonianza i cinque volumi degli scritti (Giorno per giorno nella pittura, Torino, Allemandi, 1988-1998) e la raccolta di quasi 300.000 fotografie donata all’Università di Bologna.
Arruolato nei ranghi della Soprintendenza di Roma nel 1946, Zeri si dedicò con passione alla tutela del patrimonio artistico sul territorio, ma anche al riordino e allo studio delle gallerie Spada e Pallavicini. Sono questi gli anni di un’instancabile ricerca sul campo, dalle chiese della capitale fino ai borghi più inaccessibili dell’Italia centrale. Il distacco dall’Amministrazione delle belle arti nel 1955 e il mancato approdo all’insegnamento universitario lo segnarono profondamente, ma allo stesso tempo gli aprirono le porte di un’attività indipendente sempre orgogliosamente rivendicata. Si andò così intensificando la collaborazione con importanti antiquari e collezionisti, tra cui Alessandro Contini Bonacossi, Vittorio Cini e Alberto Saibene.
Il profilo internazionale di Zeri non ha paragoni tra gli storici dell’arte italiani della sua generazione. Due viaggi oltreoceano alla fine degli anni Cinquanta avviarono un rapporto di fiducia con i più importanti musei e collezionisti americani (spicca su tutti il magnate Jean Paul Getty), ma vanno ricordati anche i corsi tenuti a Harvard (1963) e alla Columbia University (1965). Questo percorso fu più tardi coronato dalla pubblicazione dei cataloghi dei dipinti italiani del Metropolitan Museum di New York (1973) e della Walters Art Gallery di Baltimora (1976). Risale a questo momento anche l’incarico per la curatela di tre sezioni della fondamentale Storia dell’arte italiana pubblicata da Einaudi (1980-1983).
A partire dagli anni Ottanta, Zeri collaborò regolarmente con quotidiani e periodici raggiungendo il grande pubblico con una prosa tagliente e sempre accessibile. In questo flusso di articoli e saggi brevi, il piacere per una divulgazione di alto livello si alterna alle denunce per la salvaguardia delle opere d’arte e dei monumenti. Questa battaglia civile per il patrimonio artistico italiano trovò pieno riconoscimento nella carica di vicepresidendente del Consiglio nazionale dei beni culturali ricoperta tra il 1994 e il 1998.
Fondazione Federico Zeri
Istituita nel 1999 con l’obiettivo di tutelare, divulgare e valorizzare l’opera e la figura di Federico Zeri, la Fondazione Zeri si è imposta nel tempo come centro di ricerca avanzata negli studi storico artistici nonché come luogo di promozione di attività culturali, interagendo con istituti, musei e altri organismi nazionali e internazionali.
Attività prevalenti della Fondazione sono la conservazione e la catalogazione della fototeca e della biblioteca di Zeri, un patrimonio a cui si sono aggiunti di recente altri archivi fotografici donati da studiosi italiani e stranieri. I risultati delle ricerche condotte su tali raccolte sono valorizzati attraverso il sito e, soprattutto, tramite il catalogo online, considerato il più importante repertorio sull’arte italiana disponibile su internet.
La Fondazione promuove inoltre attività di formazione specialistica, convegni e giornate di studio e cura pubblicazioni scientifiche sui temi della storia dell’arte e della storia della fotografia.